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QUANDO ERAVAMO RE

Domenica 31/10/2004
ECCO QUA! Sono di nuovo sveglio, guardo l'orologio sono le 3:30. Ho ancora in testa le immagini ancora calde del documentario “Quando eravamo re”, (“When We Were Kings”) (sicuramente il titolo originale è più poetico) che ha come soggetto il reportage dello spettacolare incontro di boxe dei pesi massimi tenutosi a Kinshasa in Zaire (ex Congo Belga e attuale Repubblica Democratica del Congo) il 30 ottobre 1974 tra Mohammed Alì (Cassius Clay) e George Foreman. Un combattimento storico, appassionante, il più grande incontro di pugilato cui io abbia mai assistito. È il trentesimo anniversario!
Ebbene mi sono svegliato che erano le 3:30, dicevo, e avevo ancora calde quelle immagini in testa;
Ho potuto vedere bene in faccia i due contendenti.
A quel punto ho ripensato a quanto dice Freud nel suo saggio “L'umorismo”. A quanto realizza l'essere umano nelle situazioni estreme, apparentemente senza speranza, senza via d'uscita. Il passaggio delle energie psichiche dall'IO al SUPER-IO, come dice lo stesso Freud: “Il trionfo del narcisismo […] L'invulnerabilità dell'IO affermata vittoriosamente”.
Ho pensato che l'atteggiamento di Alì e il comportamento che mette in gioco in quei primi round del match è proprio umoristico, nel senso più pregnante del termine.
Alì, già al secondo round, capisce che quella è un'impresa titanica: quello che ha di fronte non è un uomo, è un'autentica macchina da combattimento, è motivato, è assolutamente indifferente a quanto Alì ha detto e fatto nelle settimane precedenti; Foreman è un colosso, è un esemplare gigantesco di pugilatore, ha una riserva spaventosa di energia al suo attivo. Per di più ha buttato giù, come ramoscelli, con K.O. Fulminanti, Ken Norton e Joe Frazier, gli unici due pugili capaci di battere lo stesso Alì. L'impresa è palesemente senza speranza. Alì sa tutto questo; è pienamente consapevole. La sua faccia, i suoi occhi tradiscono il forte sentimento della paura; mi è sembrato che ci fosse anche una componente di panico in quello sguardo: qualcosa di ignoto gli stava per accadere...
Ma poi, improvvisamente, accade qualcosa, qualcosa di impressionante, qualcosa di prodigioso. Egli è lucido, non ha mai perso la lucidità, neanche nei momenti più disperati. Ha un'IDEA! Si ricorda improvvisamente che tutto il pubblico africano è dalla sua parte. Ci sono oltre centomila persone, quella sera allo stadio di Kinshasa, si ricorda di “ALÌ BOOMAYE” e allora comincia a incitare il suo pubblico, l'urlo della folla comincia a salire, piano piano, come un rombo di tuono: “ALÌ BOOMAYE, ALÌ BOOMAYE, ALÌ BOOMAYE”; si riversa sul ring con la forza di un uragano.
Parte il quarto round, Alì ha un'altra idea. Comincia a parlare al suo avversario, comincia a prenderlo un po' in giro: “George, tutto qua?”, “Più forte, George... mi sembra che picchi più piano del solito oggi, George...”, “Mamma me le dava più forte...”. Incredibile! Foreman è schiumante di rabbia, continua a tempestare di colpi Alì che è alle corde.
Verso la metà del quinto round, Foreman continua a picchiare, ma non ha ancora ottenuto nulla, non ha cavato un ragno dal buco, ormai è stanco, la sua azione si appanna, i suoi colpi perdono potenza. Da quel momento gli resteranno ancora due round e mezzo: Alì lo batterà già all'ottavo round e vincerà l'incontro per K.O tecnico!
Grazie Alì per essere esistito! Ti voglio bene!
Donato DI PASQUALE

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